Agostino Di Bartolomei

Agostino Di Bartolomei
30 maggio 1994
Giornali storici presenta:

Agostino Di Bartolomei

La Gazzetta dello Sport di martedì 31 maggio 1994 titola:
«Papà, perché? Di Bartolomei si uccide, il figlio di 12 anni lo piange disperato»

Dal carattere schivo e riservato, molto lontano dai canoni classici del calciatore, Agostino Di Bartolomei morì suicida la mattina del 30 maggio 1994 a San Marco, la frazione di Castellabate dove viveva, sparandosi un colpo di pistola Smith & Wesson .38 Special al petto: erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla sua Roma, di cui era capitano, contro il Liverpool.

I motivi del suicidio divennero chiari quando fu rinvenuto un biglietto in cui il calciatore spiegava il suo gesto, da ricollegarsi probabilmente alle porte chiuse che il mondo del calcio gli serrava: «mi sento chiuso in un buco». Dopo i funerali venne sepolto nel cimitero di Castellabate.

Nell’articolo dedicato dal titolo «Un delitto dei barbari e degli incapaci» a cura di Ruggiero Palombo possiamo leggere:
«Occhi malinconici. Occhi tristi. Ora che non c’è più, ora che ha scelto il modo più brutale per chiamarsi fuori, ci sforziamo di comprendere il perché. Quando qualcuno decide di togliersi la vita, gli interrogativi, per noi che restiamo attoniti, sono sempre quelli della ricerca d’una spiegazione. Il perché di Agostino Di Bartolomei è forse racchiuso in quelle risposte che negli anni della sua importante carriera sportiva nessuno ha mai saputo dare»

Il passato è la memoria del presente.


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La Gazzetta dello Sport di martedì 31 maggio 1994

«Oggi, col senno di poi, i progetti buttati giù in pochi minuti, i mille contatti coltivati alla ricerca d’una più compiuta dimensione, ma senza mai chiedere aiuto, assumono i contorni sinistri d’una vera e propria “angoscia lavorativa”, parente stretta d’una depressione devastante. Così, il rammarico per non aver intuito, diventa rimorso: per quanto, ciascuno nel proprio piccolo, si sarebbe potuto fare. Ora che tutti sappiamo, è troppo tardi»

Ruggiero Palombo

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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»

Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006

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