Andrea Fortunato

Andrea Fortunato
25 aprile 1995
Giornali storici presenta:
Andrea Fortunato
La Gazzetta dello Sport di mercoledì 25 aprile 1995 titola:
«Il calcio piange Fortunato»
Considerato tra i più promettenti terzini italiani dei primi anni 1990, Andrea Fortunato nel corso della sua breve carriera ebbe tempo di vestire le maglie di Como, Pisa, Genoa e Juventus oltreché della nazionale, prima di morire a 23 anni per le conseguenze di una leucemia. Fortunato indossò la maglia numero tre della Juventus, la stessa già vestita da Antonio Cabrini: predestinato a ripercorrere le gesta e i trionfi del Bell’Antonio, la prematura morte per leucemia non gli permise di raccoglierne l’eredità.
Nell’articolo di spalla del direttore Candido Cannavò dal titolo: “No, non è serata da violini” possiamo leggere:
«Prima di tutto, un pensiero commosso a quel ragazzo che, con un tragico sberleffo al suo nome, se n’è andato a 23 anni: Andrea Fortunato. Ha lottato da leone, ci ha fatto sperare con lui, forse non s’è mai illuso di farcela, ma prima di arrendersi ha dato tutto, come si fa in campo dinanzi a un avversario che ti sovrasta»
Paolo Forcolin scrisse:
«Ti chiamavano “Belli capelli” come se fossi un capo indiano. Quando correvi erano una scia che ti seguiva, la coda di una cometa. Eri veloce, troppo. E te ne sei scappato nel vento senza che nessuno ti potesse raggiungere»
Il passato è la memoria del presente.

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La Gazzetta dello Sport di mercoledì 25 aprile 1995

«Avevamo gioito con te per una vittoria su un male terribile, che pareva ormai certa: ti aspettavamo di nuovo fra noi, non eredavamo più che un attaccante vestito di nero stesse per farti l’ultimo gol»
Paolo Forcolin

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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»

Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006

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