Arturo Toscanini
Sul Il nuovo Corriere della Sera di giovedì 17 gennaio 1957 nell’articolo “Ambasciatore d’italianità” la Redazione del giornale scrisse:
«La consueta formula “ambasciatore d’italianità” ritrova tutta la sua freschezza quando venga applicata ad artisti d’indiscussa e trascinante superiorità come Arturo Toscanini. La fama che lo circondava. Il rispetto che ispirava erano fattori di prestigio indiscusso per l’Italia che, attraverso i trionfi del Maestro, confermava ancora una volta, in tempi anche incerti od oscuri o tormentati, la propria inesauribile fecondità»
«Stasera mentre un tappeto di neve avvolge la silenziosa e desolata villa di Riverdale, le spoglie mortali di Arturo Toscanini giacciono nella cappella funeraria della Madison Avenue. Il Maestro indossa la giacca di lavoro nera, abbottonata fino al collo in cui egli usava dirigere le prove dei suoi concerti e che le fotografie hanno reso famosa. E così, con questo simbolo della sua gloriosa carriera musicale, egli si appresta all’ultimo viaggio»
«Ho appreso con profondo cordoglio la notizia della morte di Arturo Toscanini. Come uomo e come musicista egli si era conquistato l’ammirazione del mondo. Parlava nella lingua universale della musica, ma parlava anche nella lingua degli uomini liberi di tutto il mondo. La musica che egli ha creato e il suo odio per la tirannia, sono parte del retaggio del nostro tempo»
Il nuovo Corriere della Sera di giovedì 17 gennaio 1957
«La musica, linguaggio universale, aveva trovato in un grande italiano un interprete egualmente universale. La sua scomparsa, per quanto da tempo prevista, è una sventura per l’Italia, perché fa tacere per sempre quella voce formidabile che, attraverso le più famose orchestre del mondo, aveva commosso, trascinato, convinto innumerevoli folle. E quella voce era nostra, qualunque fosse il lavoro musicale che Arturo Toscanini presentava all’ammirazione degli ascoltatori»
Redazione Corriere della Sera
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