Attentati di Madrid

⇒ 11 marzo 2004. Attentati di Madrid. Furono una serie di attacchi terroristici di matrice islamica sferrati nella capitale spagnola a diversi treni locali, provocando 192 morti e 2057 feriti. Tre giorni prima delle elezioni generali, dieci zaini riempiti con esplosivo furono fatti esplodere in quattro treni regionali di Madrid, in quattro stazioni differenti. Le esplosioni avvennero nell’ora di punta, fra le 7:36 e le 7:40 nelle stazioni madrilene di Atocha (3 bombe), El Pozo (2 bombe), Santa Eugenia (1 bomba) e in un quarto treno che si trovava nei pressi di via Téllez (4 bombe), sui binari che portano ad Atocha provenendo da sud. Con le 192 vittime, questi sono considerati i più gravi attacchi alla popolazione civile nei confini dellʼUnione Europea dalla seconda guerra mondiale, insieme con l’attentato di Lockerbie del 21 dicembre 1988 e gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015.
 
Il Corriere della Sera di venerdì 12 marzo 2004 titola a tutta pagina: “La mano dell’Eta, l’ombra di Al Qaeda”. Nell’articolo di fondo a cura di Sergio Romano possiamo leggere:
 
«Ricercare le ragioni di un atto terroristico é un esercizio assurdo. Se fossero razionali e si ponessero obiettivi comprensibili, i terroristi non colpirebbero alla cieca e non farebbero stragi di innocenti. Ma l’esercizio diventa ancora più complicato quando uno stesso atto terroristico può avere due matrici diverse e proporsi contemporaneamente due obiettivi. Non conosciamo ancora gli autori degli attentati di Madrid, ma sappiamo che fra le molte ipotesi possibili vi é quella di una ‘operazione congiunta’ fra l’Eta e Al Qaeda, fra il terrorismo basco e quello islamico»
 
Attentati di Madrid

Corriere della Sera di venerdì 12 marzo 2004

«Tante volte, in questi anni terribili, ci siamo ripetuti che lo sgomento non dovrebbe conoscere confini, che l’intensità dello strazio non dovrebbe dipendere dalla maggiore o minore distanza che ci separa dall’epicentro dell’orrore. Eppure – pecche non confessarlo? – di fronte alle notizie, le cifre, alle immagini raccapriccianti che ci arrivano in queste ore da Madrid sentiamo che non è così, siamo costretti a riconoscere che più le vittime ci assomigliano e più l’angoscia ci prende alla gola, ci paralizza, si impadronisce non soltanto della nostra coscienza ma anche della nostra immaginazione, del nostro corpo, delle nostre viscere»

Giovanni Raboni

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