«Bombe alla maratona, terrore in America»
«Controllare i 42 chilometri del percorso di una maratona è praticamente impossibile. E il pericoli, in un Paese attraversato da mille tensioni, che è bersaglio del terrorismo internazionale, ma deve difendersi anche da molti gruppi di estremisti e da sette fanatiche, sono davvero imprevedibili […] Ieri nel mirino è finita una maratona. Non la più celebre, quella di New York, che è la più internazionale, la più vista nel mondo, ma anche la più sorvegliata. È stata colpita un’altra manifestazione, meno protetta ma, per certi versi, ancora più simbolica. Perché la maratona di Boston, che si corre in un lunedì di aprile, nel giorno in cui lo Stato del Massachusetts celebra il suo Patriot’s Day, le battaglie di Lexington e Concord, le prime della guerra per l’Indipendenza delle colonie americane dall’Impero britannico, è una grande festa popolare nella quale vengono tradizionalmente coinvolti in misura massiccia anche i veterani»
Il Corriere della Sera di martedì 16 aprile 2013
«L’attacco a Boston è un pugno sul volto di un combattente che si era appena rilassato […] …l’ultimo miglio della gara era stato dedicato ai bambini e agli insegnanti vittime della strage di Newtown: il villaggio del Connecticut nel quale quattro mesi fa un folle fece una strage in una scuola elementare»Massimo Gaggi
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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»
Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006