«Crollata la guglia della mole Antonelliana»
«I torinesi non potevano credere che la loro Mole, il simbolo della loro città, non fosse più come era pochi minuti prima. Intanto il ciclone continuava ad infuriare, insisteva, batteva su Torino, che quasi era caduta ai suoi piedi […] Le altre decine, forse le altre centinaia di alberi secolari abbattuti è difficile ritrovarle nella notte poco luminosa, specialmente verso i sobborghi. Sono grandi ombre che dormono rovesciate sui marciapiedi. Il ciclone ha spento molte luci, ha lasciato senza griglie e senza vetri le finestre di molte case, ha gonfiato molte saracinesche, come al tempo dei bombardamenti del gennaio 1942. Tutto ricorda i bombardamenti del gennaio 1942, anche l’aria della gente che circola incuriosita e spaurita per le strade infangate, anche le automobile capovolte»
Il Corriere della Sera di domenica 24 maggio 1953
«Contro il cielo cupo, ancora percorso da una nera fuliggine di cirri che vanno velocissimi, coprendo e rivelando improvvisamente le stelle come il diaframma di un obiettivo fotografico rivela e copre la pellicola, si staglia la torre mozza della Mole Antonelliana»Redazione Corriere della Sera
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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»
Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006