Eruzione del Vesuvio del 1906

Eruzione del Vesuvio del 1906
 
9 aprile 1906

Giornali storici presenta:
Eruzione del Vesuvio del 1906
 
Il Corriere della Sera di martedì 10 aprile 1906 riporta la notizia a tutta pagina con il titolo:
 
«I Sovrani ed il Duca d’Aosta sui luoghi devastati dal Vesuvio»
È stato il più grande evento eruttivo nell’area vesuviana del XX secolo e durò dal 4 al 21 aprile 1906. Un’immane colata lavica si diresse verso Torre Annunziata, bloccata dalle mura del cimitero. A causa della pioggia di cenere, fu quasi completamente sepolta Ottaviano (più volte vittima degli eventi eruttivi vesuviani) causando circa 250 morti, tanto che fu chiamata “la nuova Pompei”. Un centinaio di persone che si rifugiarono in una grande chiesa di San Giuseppe Vesuviano morirono quando le ceneri sfondarono il soffitto e la lava bruciò il portone in legno. L’evento portò l’Italia a privarsi dei Giochi Olimpici del 1908. La nomina olimpica passò in seguito alla capitale inglese.
 
Nel taglio alto primeggia un disegno dell’area vesuviana interessata dall’evento.
Negli articoli dedicati, a cura della Redazione, possiamo leggere:
 
«La terra sussultava, come presa da una tremenda convulsione: sembrava che la crosta terrestre volesse squarciarsi per permettere il passaggio alla forza gigantesca che ribolliva e fremeva nelle sue viscere. In un attimo tutti gli abitanti si precipitarono fuori dalle case, gridando, piangendo, urlando, implorando i santi, chiamandosi l’un l’altro con accenti strazianti, folli di terrore […] Le numerose scariche elettriche che solcavano il cielo di bagliori sanguigni rendevano più orrido lo spettacolo»

Il passato è la memoria del presente.
 

 
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Il Corriere della Sera di martedì 10 aprile 1906

«Un rombo violento e spaventevole che sembrava il rimbombo di mille cannoni esplosi contemporaneamente nelle viscere della Terra, ruppe i vetri delle finestre spalancò le porte, gettò il terrore nell’animo degli abitanti […] Tutta la montagna sembrava come avvolta in una nube di sangue. Verso il cratere pareva che si fosse aperta un’immensa fontana di fuoco, che dava bagliori vivissimi e illuminava sinistramente i paeselli circostanti e le campagne»
 
Redazione Corriere della Sera

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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»

Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006

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