Il bis d’oro di Tomba in Sierra Nevada
«Tomba esce da questo mondiale non solo come eroe sportivo, ma anche come un’artista delle emozioni. In lui c’è il mistero di un quadro che ti scava dentro e ti commuove, c’è l’attore che con un sussurro domina il silenzio della sala, c’è il Pelé, il Maradona, il Rivera dai quali ti aspetti l’invenzione impossibile, c’è il Coppi che partiva e arrivava come se il ciclismo fosse un pianeta tutto suo. Tomba é un’emozione contagiosa e irresistibile solo a vederlo quando si prepara. Tutte le telecamere del mondo, non solo le nostre, lo cercano come una preda unica. In lui potrà esserci il trionfo o la caduta, l’errore clamoroso o l’acrobazia del saltimbanco, mai la banalità di una gara sparagnina»
La Gazzetta dello Sport di lunedì 26 febbraio 1996
«Comincia il pendio, prendo ancora più velocità. E prendo qualche rischio. Sono praticamente sdraiato. Poi, con un colpo di reni, mi tiro su. Ritrovo la linea migliore. Chiudo e vinco. Era l’ultima chance iridata. Dopo il bronzo del 1987 a Crans Montana avevo un conto aperto con il mondiale»
Alberto Tomba
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