Il bis d’oro di Tomba in Sierra Nevada

25 febbraio 1996. Il bis d’oro di Tomba Sierra Nevada. Semplice, un trionfo in rimonta. Alberto Tomba lo confeziona nello slalom ai mondiali di Sierra Nevada, in Spagna, due giorni dopo l’impresa memorabile in gigante. A metà gara è sesto, ma mette giù una seconda manche di quelle che fanno drizzare i peli a chi è ancora su allo start. Uno dopo l’altro Von Gruenigen, Kosir, Amiez e Reiter escono, sbagliano o gli finiscono dietro. Resta Finn Christian Jagge, l’uomo che lo batté alle olimpiadi di Albertville 1992. Al cancelletto ha sette decimi di vantaggio, al primo intermedio gli restano due centesimi. Dopo poche porte inforca ed esce. Alberto Tomba è campione del mondo anche in slalom, questo il suo bis d’oro al mondiale spagnolo, per confezionare quella doppietta iridata che ventidue anni prima aveva ottenuto anche il suo maestro, Gustav Thoeni, a Saint Moritz.
 
L’etichetta Campionissimo è stata usata per Fausto Coppi e pochi altri. E la si può usare tranquillamente per Alberto Tomba, bolognese di Castel de’ Britti.
 
Sulla Gazzetta dello Sport di lunedì 26 febbraio 1996, nell’articolo di fondo del direttore Candido Cannavò dal titolo: “È l’artista delle emozioni”, dedicato all’impresa di Alberto, possiamo leggere:
 
«Tomba esce da questo mondiale non solo come eroe sportivo, ma anche come un’artista delle emozioni. In lui c’è il mistero di un quadro che ti scava dentro e ti commuove, c’è l’attore che con un sussurro domina il silenzio della sala, c’è il Pelé, il Maradona, il Rivera dai quali ti aspetti l’invenzione impossibile, c’è il Coppi che partiva e arrivava come se il ciclismo fosse un pianeta tutto suo. Tomba é un’emozione contagiosa e irresistibile solo a vederlo quando si prepara. Tutte le telecamere del mondo, non solo le nostre, lo cercano come una preda unica. In lui potrà esserci il trionfo o la caduta, l’errore clamoroso o l’acrobazia del saltimbanco, mai la banalità di una gara sparagnina»
 
Il bis d’oro di Tomba Sierra Nevada

La Gazzetta dello Sport di lunedì 26 febbraio 1996

«Comincia il pendio, prendo ancora più velocità. E prendo qualche rischio. Sono praticamente sdraiato. Poi, con un colpo di reni, mi tiro su. Ritrovo la linea migliore. Chiudo e vinco. Era l’ultima chance iridata. Dopo il bronzo del 1987 a Crans Montana avevo un conto aperto con il mondiale»

Alberto Tomba

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