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13 novembre 2015. In poche ore la vita nella capitale francese venne sconvolta da una serie di attacchi armati terroristici di matrice islamica a luoghi di ritrovo. La prima bomba esplose allo Stade de France durante l’amichevole Francia-Germania. Poco dopo una secondo gruppo di terroristi semina il panico tra il decimo e l’undicesimo arrondissement scaricando colpi d’arma da fuoco su bar, ristoranti e nella sala concerto del teatro Bataclan, che una squadra di jihadisti trasforma in una vera carneficina.Inclusi i sette attentatori, 137 furono le vittime, tra cui la ricercatrice veneziana Valeria Solesin. Non possiamo dimenticare quella sera incollati ai media mentre seguivamo il corso degli eventi di questa che é stata la più cruenta aggressione in territorio francese dalla Seconda Guerra Mondiale e il secondo più grave atto terroristico nei confini dell’Unione Europea dopo gli attentati di Madrid l’11 marzo 2004. Massimo Nava sulla prima pagina del Corriere della Sera del 14 novembre 2015 scrive: “Mentre l’Isis inneggia e rivendica, mentre è ancora tutto confuso e complicato indicare singole matrici e responsabilità di un piano criminale, la spaventosa evidenza degli avvenimenti è la più ineluttabile prova che la nostra vita di europei liberi non sarà più come prima”.
Il Corriere della Sera di martedì 14 novembre 2015
«Pensavamo di cavarcela con una passeggiata di un milione di persone sui boulevard di Parigi, nel gennaio scorso, dopo la carneficina di Charlie Hebdo. Tutti insieme, tutti Je suis Charlie e dopo dimenticare, rimuovere, scusarsi. Se la sono andata a cercare. Poi è successo Copenaghen, quando un convegno sulla libertà d’espressione è stato attaccato da un commando armato, e abbiamo fatto finta di niente. Avevamo fatto finta di niente anche in Canada, quando ad essere assediato è stato il Parlamento. Ma il Canada era lontano, anche l’Australia era lontana. Anche l’Isis sembrava lontanissimo»
Pierluigi Battista
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