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20 dicembre 1922, la strage di Torino. Con il termine “Strage di Torino” si fa riferimento a una serie di omicidi commessi tra il 18 e il 20 dicembre 1922 nel capoluogo piemontese dai fascisti capeggiati da Piero Brandimarte. Le squadre fasciste misero in atto una rappresaglia nei confronti degli oppositori del regime. Agirono in particolare, nei quartieri operai dove si concentravano i circoli socialisti e i sindacati.
Furono uccise undici persone, tra cui il consigliere comunale Carlo Berruti, e una trentina di altre rimasero ferite. «Ai martiri dell’eterna libertà» recita la lapide commemorativa posta sul cantone dell’edificio all’angolo con via Cernaia.
Il Corriere della Sera di giovedì 21 dicembre 1922 scrive: «I fatti di Torino ci riportano d’un balzo al periodo più ardente e più tumultuoso della lotta dei partiti. Nel leggere quella cronaca grondante di sangue il ricordo della marcia su Roma, compiuta sotto lo stimolo della necessità suprema, per ricostruire la forza dello Stato, è soverchiato dal ricordo del tempo nel quale, aggravandosi la debolezza dello Stato nella impotenza dei Governi a ristabilire con risoluta imparzialità e con ferma devozione g’interessi nazionali l’ordine pubblico, il fascismo sosteneva la lotta e la conduceva senza quartiere di fronte a un nemico non domo».
La strage di Torino.
Corriere della Sera di giovedì 21 dicembre 1922
«Si aspetta e si spera. Si desidera ardentemente di scorgere dopo ogni nuovo episodio di vecchio stile i segni dello stil nuovo, cioè i segni di quella disciplina potenzialmente sentita e potentemente imposta per cui le forze dell’autorità appaiano sufficienti a perseguitare e a punire i colpevoli e risultino circondate dal rispetto di tutti i cittadini»
Redazione Corriere della Sera
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