L’omicidio di Tommaso Onofri

L’omicidio di Tommaso Onofri
 
01 aprile 2006

Giornali storici presenta:
L’omicidio di Tommaso Onofri
 
Il Corriere della Sera di domenica 2 aprile 2006 titola:
 
«Tommaso piangeva, l’abbiamo ucciso»
Si chiude nelle peggiori delle ipotesi il fatto di cronaca nera che sconvolse l’Italia e in particolare Casalbaroncolo (frazione del comune di Parma) dalla sera del 2 marzo 2006, giorno del rapimento del piccolo Tommaso Onofri dal casolare di famiglia, alla confessione – ad un mese di distanza, – dei principali indiziati del crimine. Il 1 aprile, Mario Alessi, Salvatore Raimondi e Antonella Conserva vennero posti in stato di fermo. Dopo alcune ore di interrogatorio, Raimondi fu il primo a confessare e ad ammettere l’uccisione del bambino, di cui però incolpò Alessi. Quest’ultimo a sua volta confermò che Tommaso era stato ucciso, ma scaricò la responsabilità dell’assassinio su Raimondi. In pochi minuti la notizia arrivò ai giornalisti e fu lanciata in apertura dei telegiornali serali: gli Onofri ne vennero così a conoscenza, prima ancora di essere contattati dagli inquirenti.

Nell’articolo dedicato a cura di Cristina Marrone, Grazia Maria Mottola e Giovanna Cavalli possiamo leggere:

 
«Tommaso Onofri, il bimbo di 17 mesi rapito il 2 marzo a Casalbaroncolo, alle porte di Parma, è stato ucciso mezz’ora dopo il sequestro “perché piangeva troppo”. L’assassinio di Tommaso è stato deciso dal capobanda, il manovale Mario Alessi, che ieri ha confessato dopo essere stato fermato assieme ai due complici, la compagna Antonella Conserva e Salvatore Raimondi. Il corpo è stato ritrovato in un bosco. Ondata di indignazione»

Il passato è la memoria del presente.
 

 
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Il Corriere della Sera di domenica 2 aprile 2006

«Piangeva Tommaso. Si lamentava, voleva la mamma. Aveva bisogno delle sue medicine, per curare l’epilessia. Il suo sequestro non è durato che una manciata di minuti. Lo hanno ammazzato quando ancora lo stavano portando via a bordo di un motorino. Quelle sue lacrime disperate gli sono costate la vita: “Lo abbiamo ucciso perché piangeva troppo” è la fredda confessione di Mario Alessi che lavorò come manovale nella ristrutturazione del cascinale degli Onofri»
 
Cristina Marrone

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«La cosa essenziale del giornale è il fatto che è in grado di ordinare e organizzare il mondo che ci entra in casa. L’arte di fare un giornale, infatti, consiste nel non riflettere semplicemente e passivamente la realtà, ma nel darle una forma. Giornale è sinonimo di ordine e di regolarità. Altrimenti non avrebbe senso. Questo ordine viene prodotto e stabilito ogni giorno, sempre di nuovo. E così, la mattina alle sette, il mondo può tornare a essere in ordine. E dopo la nostra lettura il caos può nuovamente fare la sua irruzione»

Wilhelm Schmid, La pienezza della vita, 2006

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